L’opera offre all’osservatore l’occasione di immergersi in un intero universo.
L’universo femminile.
Costretto, vilipeso, minacciato e offeso è un universo che pervade ogni nostra molecola e di cui non possiamo fare a meno, nonostante l’abbiamo maltrattato in ogni modo, nonostante non abbiamo avuto rispetto, nonostante ci siamo impadroniti della sua volontà.
La donna è lì… giace in ogni luogo, è madre di tutti noi.
I “Legami” imprigionano i loro corpi, nonostante la grazia che li pervade. L’opera, infatti, sembra accennare all’idea neoplatonica del corpo che, nel tentativo di liberarsi da se stesso, trascende l’anima verso spazi metafisici collegandosi a un patrimonio di immagini e di simboli da cui affiora il sapore del mito
Cante Skuye
Aprile 2017