Oltre la scultura

Il lavoro di Laura Pellizzari si esprime nella creazione di oggetti e accumulazioni in terracotta smaltata, a partire sempre dallo studio analitico del soggetto e dalla ricerca di nuove formule combinatorie che consentano letture a più livelli. Le accumulazioni di scarpe e oggetti comuni (bottiglie, per esempio, ma anche scafi in miniatura) seducono dall’istante della visione, per il fascino dettato dalla purezza delle forme, dal potere simbolico dei soggetti e dalla lucentezza degli smalti; portano così ad esiti nuovi e al confronto con situazioni inaspettate. Ci si trova persino un po’ spiazzati nel domandarsi se al di sotto di quello strato lucido che riveste l’argilla … per caso non ci siano davvero delle scarpe da donna, a raccontare magari la loro storia di objets trouvès. E lo stesso vale per le accumulazioni di scafi, o per quei fortuiti incontri tra una scarpa e una bottiglia, che nell’istante gratificante della visione restituiscono appieno anche il senso del frammento, della quotidianità, della casualità e della non linearità della cultura nella quale viviamo. Sotto l’aspetto del messaggio, il lavoro della Pellizzari rappresenta un impegno concettuale e profondamente moderno, capace di offrire un punto di vista, uno sguardo acuto sul mondo contemporaneo tradotto nel linguaggio semplice e diretto del consumatore. Ogni oggetto, nel momento della creazione dell’opera, perde il suo significato originario assumendo una veste nuova, diventando “altro da sé”, parte di un immaginario che lo riveste di simboli e lo carica di significati nuovi. A questo punto la scelta di determinati soggetti-oggetti e la loro combinazione diventa una sorta di scrittura poetica, una partitura musicale basata su accordi armonici o disarmonici in grado di offrire una risonanza estetica. La nostra società e tutta la cultura del ventesimo secolo si fondano su un andamento non lineare tale che le cose – come sostiene Jean Baudrillard – perdono il proprio significato senza fatica, per slittare facilmente in ambiti diversi da quelli di origine. Ciò che distingue il nostro mondo è proprio la cultura del frammento, l’utilizzo di messaggi rapidi e la mescolanza di linguaggi che producono ibridazioni e innescano nuove simbologie. Il frammento, l’objet trouvè, diventa il simbolo del mondo di oggi: “ciò che resta” come testimonianza di un processo in continuo sviluppo e in costante evoluzione. L’accumulazione diventa quindi per l’artista un modo per leggere la storia e conservarla attraverso i suoi frammenti e le sue schegge di vissuto, per darne testimonianza e per consegnarla a destini (o giudizi?) futuri. È poi sempre l’artista a determinare i toni di questo linguaggio: Arman e Cesar per esempio realizzano accumulazioni che spesso possiedono una carica drammatica e distruttiva, Erin Wurm utilizza cappotti, abiti e camicie per dimostrare che spesso i vestiti sono capaci di sostituirsi all’individuo. Le accumulazioni della Pellizzari hanno invece il dono dell’ironia, che deriva dalla capacità che ha l’artista di guardare il mondo con un certo distacco, senza cadere vittima di eccessivi pessimismi. La scelta poi di rappresentare delle scarpe femminili può essere riconducibile alla volontà di offrire in forma simbolica una possibile rappresentazione dell’universo femminile, secondo un punto di vista moderno qual è appunto quello suggerito dalla “scarpa col tacco alto”. Penso che in ciascuna opera della Pellizzari sia insita una matrice spirituale o filosofica, nel suo essere così legata all’espressione simbolica, come del resto dimostrano anche i totem che realizza con la tecnica raku: la vita si esprime nel suo simbolo più arcaico e primordiale, il corpo di una dea madre, mentre la morte si visualizza nell’elemento del teschio. La ripetizione di entrambi questi moduli in una struttura verticale consente la realizzazione di un totem e di un’accumulazione insieme. Ecco dunque spiegato il possibile senso delle sue scarpe, che diventano un moderno simbolo di una vitalità feconda moltiplicata e bloccata nel volume della forma. Credo che attraverso questa operazione l’artista ci riveli qualcosa di profondamente intimo e personale, esprimendo, attraverso una comunicazione non diretta, il suo desiderio di apertura e di introspezione insieme. Laura Pellizzari dà prova di un fine intuito grazie al quale riesce ad elaborare una nuova simbologia espressiva. I sogni, i valori, e le utopie si incarnano nei frammenti del quotidiano da cui solo l’artista può distillare un’essenza di poesia.

Lucia Majer