Accumulazioni di femminili possibili

Nel 1961 l’artista giapponese Yayoi Kusama creava le sue Accumulazioni, oggetti familiari spesso trovati per strada e di uso comune, che ossessivamente si ripetevano coperti da sacchetti, riempiti di ovatta e imbiancati.

A distanza di anni la scultrice Laura Pellizzari crea delle nuove Accumulazioni, conferendo ad esse una nuova forma e un nuovo pensiero: se mantiene l’aspetto ripetitivo e accumulatorio della Kusama, si perde del tutto la connotazione ossessiva, lasciando spazio al piacere di un caos tutto femminile, ad un accumulo posato di volumi che ricorda il design per piacere visivo e fruibilità immediata. Le sculture che creano questi accumuli sono riproduzioni di scarpe femminili, realizzate in terracotta e poi smaltate, che si fanno simbolo di una femminilità briosa e in continuo mutamento. Le tinte vivide utilizzate sono una fonte di energia per l’artista che si abbandona completamente all’armonia di forma e colore, sempre molto dosato nella sua produzione: la smaltatura sulla terracotta rende queste sculture specchio per la luce che le colpisce, così dialogando con i volumi pieni e vuoti, evidenzia tutta la creativa manualità della scultrice e lascia la scultura ad un incontro continuo con l’ambiente che l’ospita, cambiandone la fisionomia. Questa riproduzione minuziosa di oggetti reali crea un gioco ambiguo nello spettatore, rendendo l’installazione misteriosa: non un materiale di recupero vissuto e carico già di una sua storia, ma appunto la copia reale di un qualcosa già di consumo umano, rappresentazione di un accessorio alla vista confortante in quanto ricorrente nella quotidianità. L’assenza della figura umana, assenza in genere colmata dalla scultrice con la presenza di figure mitiche e fiabesche all’interno della sua produzione, è solo formale: è l’artista a palesarsi in queste sue creazioni e la donna in generale. Nel 2009 l’artista messicana Elina Chauvet utilizza scarpe di recupero per parlare di un messaggio forte come quello della violenza sulle donne, posizionandone numerosi paia per le strade delle città e dando vita ad un forte messaggio di sensibilizzazione per quelle donne di cui restano solo le scarpe, assenti perché annientate dalla violenza: lungi dal farsi simbolo di un messaggio così cruento, le sculture di Laura Pellizzari parlano di nuove donne, non più oggetto dell’uomo e della società passivamente considerato, ma padrone del proprio essere, oltre che del proprio divenire. La lotta di autorealizzazione che le donne compiono ogni giorno, discorso di attualità legato alla concezione puramente materiale troppo profondamente radicata nella storia umana, è incatenata a queste Accumulazioni: accumulo di conoscenza di se stesse, di esperienze e di femminilità. Ogni donna ha la propria storia vissuta e la propria eredità di coscienza di genere, che la rendono invincibile e generatrice di vita, tutte le sue qualità e le sue mille sfaccettature sono di fronte a noi quando si guarda quest’opera: come le figure di donna che si susseguono nella vita di ciascuno di noi segnandola indelebilmente, così queste scarpe sembrano parlarci già di tutte quelle che vivremo in futuro e già ora: libere, emancipate forti e in grado di salvare il mondo.

Con il loro tranquillo esistere e riflettere, inteso come riflessione della luce, quanto specchio di femminilità, queste opere accumulano non solo la maestria dell’artista e il gusto spiccato, quanto le nostre sensazioni positive scatenate dalle potenti vibrazioni colorate che emanano. La componente affettiva si scatena a partire dall’oggetto conosciuto: sembrano appartenere già a noi e al nostro quotidiano queste scarpe, ed è lo spettatore stesso ad entrare nell’opera con cui dialoga, nel momento in cui guardandola si domanda “Come posso appaiarle? Come posso ordinarle?”.

Femminile, vitale e invitante al contatto, Laura Pellizzari riabilita la scultura e la tecnica nel ricreare l’oggetto di uso comune, senza un ready made pop, caricando l’opera della sua personalità e lasciando che il pubblico si immerga nella suggestione di luce e colori  e nella scoperta di un nuovo, ipercontemporaneo universo femminile e delle donne che lo comporranno, ormai svincolate da stereotipi e moralità, libere e audaci di definirsi in nuovi ruoli come le scarpe accumulate e non appaiate in questa opera.

Aprile 2018

Carolina Taverna